Tradimento ed infedeltà: due volti del medesimo dolore Con questo...
Leggi di piùNel corso degli anni, la comparsa dei social media ha cambiato in maniera indelebile e radicale la quotidianità, fino ad arrivare a toccare quell’area di influenza più personale e privata che ha a che vedere con l’affettività. Una realtà ormai del tutto intrinseca e consolidata nella sfera sociale di ogni individuo del ventunesimo secolo.
Questo cambiamento è stato avvertito soprattutto dai giovani e giovanissimi che ricorrono alla rete per incontrare ipotetici partner sessuali o persone con cui poter gettare le basi di qualcosa di più solido e serio. Uno scenario ambivalente che da un lato permette di entrare in contatto più facilmente e di raggiungere persone anche molto distanti, abbattendo ogni confine geografico; ma che d’altra parte ha favorito una svalutazione ed un impoverimento del concetto stesso di amore e dei conseguenti sentimenti ad esso associati, trattati alla stregua di beni di scambio a rapido consumo.
Nel corso degli anni, anche per merito dei miei studi, ho evidenziato una frenesia atipica nella ricerca di un partner, da molti miei pazienti vissuta più come una vera e propria “caccia” alla preda più disponibile e idonea al momento, ma successivamente abbandonata per un’altra più fresca, ancora da conquistare. Questa ossessione per la conquista si riflette anche nel modo compulsivo e istantaneo di vivere i rapporti, nel “qui ed ora” senza (quasi mai) una progettazione nel lungo periodo o una presa in carico delle conseguenze e dei rispettivi sentimenti.
Se i social media vennero alla luce per poter restare in contatto con le persone di ogni giorno, le dating app sono state successivamente create con l’obiettivo di conoscere nuove persone nel modo più rapido e facile possibile. La loro precipua struttura funziona bene o male come un’immensa vetrina in cui poter trovare prodotti di ogni genere e tipologia.
Che la dating app in questione si chiami Tinder, Badoo, Grindr, Meetic (solo per citare le più famose), non ha alcuna importanza: il loro funzionamento è esattamente il medesimo e per molte persone rappresentano solo specchietti per le allodole. La creazione di un profilo virtuale regala un’irrinunciabile opportunità per poter essere chi si vuole, omettendo e tralasciando tutti quegli aspetti di sé che non convincono per inventarsene di nuovi.
Proprio in virtù della libertà di poter essere chi si vuole, le dating app possono nascondere insidie e pericoli. Incontrare persone in questo modo non conferisce mai la certezza di chi si trova dall’altra parte dello schermo. In questi ambienti, infatti, non sono rari i casi di persone che fingono di esserne un’altra o che mentono su aspetti della propria vita che non sono immediatamente individuabili senza una conoscenza più approfondita.
Impossibile non citare anche Facebook, che proprio per tenere il passo con le app sopracitate, qualche anno fa ha deciso di aprirsi anch’essa al mondo del dating online. All’interno di questa piattaforma è più semplice incontrare (anche per puro caso) persone maggiormente affidabili e serie che difficilmente si nascondono dietro profili falsi o creati ad hoc.
Conoscere persone in rete può dar vita a numerosi problemi di natura affettivo/sentimentale. Durante la mia lunga esperienza di psicoterapeuta ho conosciuto molte persone che sono state o carnefici o vittime di queste chat e di tutto il meccanismo dietro che ne consegue.
Con il termine dipendenza affettiva s’intende una forma patologica d’amore, vissuta sotto forma di legame doloroso in cui sono percepiti come alterati gli equilibri tra il dare ed il ricevere. Il dipendente dedica anima e corpo alla relazione e all’altro, riscontrando diversi problemi quando l’amato non c’è, è assente o decide di interrompere la relazione. In quest’ultimo scenario diventano evidenti le sensazioni di malessere che può evolversi in depressione, ansia o problemi di natura fisica. Il partner assume in tutto e per tutto le sembianze di una droga, di un potente anestetico a cui si attinge per allievare i propri mali nel tentativo di colmare il vuoto che si avverte.
Questa è la storia di Giulia, una mia paziente che, durante la sua passata relazione arrivò a sviluppare una dipendenza affettiva per il suo compagno. Tale attaccamento morboso non le faceva beneficiare in toto dell’amore nella sua profondità ed intimità; ma era solita cercare, piuttosto, un benessere immediato che diveniva l’alleviamento di una tensione o il superamento delle sue insicurezze latenti. Giulia non era in grado di rendersi conto della sofferenza e dell’aspetto dannoso che scaturivano dal suo legame sentimentale, e spesso si vedeva costretta a chiudere un occhio pur di stare con il compagno.
Il dipendente affettivo, infatti, non riesce a chiudere il rapporto con il partner anche se consapevole che questo sia senza speranza, insoddisfacente e, il più delle volte, completamente autodistruttivo. Inoltre, sviluppa numerosi sintomi, tra i quali ansia generalizzata, depressione, inappetenza, insonnia, malinconia e idee ossessive.
In aggiunta alla dipendenza affettiva, è possibile che la vittima sperimenti altre situazioni spiacevoli ossia quelle che hanno a che fare con la sparizione improvvisa della controparte o differenti scenari scomodi. Viene definito “ghosting” (dall’inglese “ghost”, “fantasma”) l’interruzione consapevole di ogni comunicazione con l’altra persona senza fornirle alcuna motivazione.
Riccardo mi ha raccontato della sua esperienza di ghosting con questa ragazza conosciuta online: il suo malessere verteva su di uno stato di forte ansia emotiva, che è scaturito dal sentirsi improvvisamente invisibile e non meritevole delle cure e delle attenzioni di questa ragazza. Quest’ultima non riusciva a dire a Riccardo che non era veramente interessata a lui, e ha optato per tagliarlo fuori dalla sua vita silenziosamente, senza fornirgli alcuna spiegazione. Chi mette in atto questa malsana pratica non vuole o non riesce a prendersi le proprie responsabilità.
Con il termine “benching” (dall’inglese “bench”, “panchina”) ci si riferisce ad un’altra pratica dannosa, riguardante il mettere “in pausa” l’altra persona mentre ci si guarda intorno, magari alla ricerca di qualcosa di meglio.
È il caso di Alice, fidanzata con Cesare da tre anni, che ha sperimentato il benching sulla propria pelle quando il suo compagno ha deciso di mettere in pausa la loro relazione. Lei mi ha raccontato di una costante sensazione di malessere che non affievoliva mai, perché si sentiva perennemente in attesa che Cesare tornasse sui suoi passi, arrivando a prendere una decisione definitiva riguardo alla loro relazione, negativa o positiva che fosse.
Il “love bombing” (lett. “bombardare d’amore”), invece, descrive una modalità di vivere l’amore che è del tutto distorta, malsana, tossica e manipolativa. Ha a che vedere con tutte quelle manifestazioni d’amore eccessive, intense e costanti che mirano a far ottenere a chi lo utilizza potere e controllo sulla vita del partner. Il carnefice letteralmente inonda di amore, attenzioni, ammirazione e regali l’altra persona durante tutta la prima fase della conoscenza, con il preciso scopo di farla infatuare e di poter poi sfruttare subdolamente questo sentimento come tornaconto personale. Spesso i soggetti che praticano love bombing soffrono del Disturbo Narcisistico di Personalità.
È successo a Chiara, letteralmente “bombardata d’amore” già nella prima settimana di conoscenza con Federico, il quale non faceva altro che ricoprirla di attenzioni che lei reputava azzardate, ingiustificate o comunque premature rispetto allo stato embrionale del loro rapporto. Più Federico cercava di impressionarla con gesti eclatanti e significativi, più Chiara sviluppava dei dubbi nei suoi riguardi, arrivando a chiedersi che cosa stesse succedendo, perché e se non fosse tutto frutto di un interessamento genuino e spontaneo. Alla fine, prendendo in mano le redini della situazione, ha deciso di interrompere la loro frequentazione, poiché sicura che dietro quelle attenzioni vi si celasse un atteggiamento subdolo e manipolatorio dal quale sentiva di doversi mettere in guardia.
Non tutti riescono a vivere l’amore in maniera sana e serena. Chi è alla ricerca del brivido dell’infatuazione, sviluppa una vera e propria ossessione e dipendenza per la fase iniziale dell’innamoramento che solitamente è di breve durata (due mesi o poco più).
Non a caso questa autodistruttiva tendenza viene spesso accostata ad una droga. Conoscere una persona e sviluppare per lei un attaccamento e dei sentimenti affettivi o di natura romantica causa nel dipendente il rilascio di dopamine con conseguente sensazione di euforia, eccitamento, leggerezza e spensieratezza. Quel brivido adrenalinico provoca una felicità irrinunciabile che tendenzialmente svanisce con l’assestamento dei sentimenti e della coppia.
È successo a Simone, il quale mi ha confidato che, durante le sue frequentazioni, ancor prima di giungere alla fase successiva dove tutto diventa più difficile e dove gli sarebbe stato richiesto un vero sforzo per poter stare con l’altra persona, si ritrovava ad abbandonare il partner per cercarne un altro con cui rivivere il brivido dell’innamoramento dal principio. Simone metteva in atto questo circolo vizioso per anestetizzare il dolore da perdita che provava e per evitare di affrontare la paura dell’abbandono che si portava dietro sin dall’adolescenza.
Chi è vittima di questo comportamento spesso non ha alcuna cognizione di causa, e passa dall’essere iper-idealizzato all’essere completamente svalutato ed abbandonato nel giro di poche settimane o mesi, a seconda di quando il brivido svanisce. Colui che ne soffre, difatti, tende a iper-idealizzare l’oggetto romantico fino al sopraggiungere del momento di noia, quando è costretto a cercare un altro oggetto romantico da apprezzare e idealizzare, in un loop infinito.
Qualora anche tu sentissi il bisogno di affrontare insieme ad un professionista questa problematica o altre di varia natura non esitare a contattarmi o a raggiungermi in sede per un primo colloquio conoscitivo totalmente gratuito e senza impegno.
Dott. Cristiana Prada, Psicoterapeuta e Sessuologa
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